22/12/14

Aforismi e pensieri inceneriti XC



Esistono maestri, poeti, filosofi che conservano la penombra dei loro arcani nonostante la limpidezza della loro scrittura. Altri, più inclini all'opacità, tradiscono il terrore di essere compresi, frapponendo tra loro e il mondo, un corpo scritturale che non si lasci attraversare dalla luce. E, se questi ultimi ingaggiano una lotta forsennata con il linguaggio, i primi si innalzano sulle parole con la grazia disinteressata di chi si appaga nella generosa frugalità del loro sostegno.

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"Se qualcuno ti chiede di me, dì che io sono andato in America". Sono le ultime parole pronunciate da Svidrigajlov, prima del suicidio, in Delitto e Castigo. Potere evocativo di Dostoevskij, finanche nell'ultimo dettaglio che spalanca una voragine geografico-metafisica. America, ulteriorità illimitata e crepa privilegiata dalle quali farsi inghiottire con un colpo di rivoltella. Marciscono le foglie, il prospekt è avvolto da un manto di bruma e Svidrigajlov, suicida profetico in anticipo di quasi un secolo, se ne va dove siamo tutti noi, ora; in America.

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L'antichità ripone, tra le sue ali serrate, l'arcano di un volo inestinguibile. Aprirsi un varco tra le sue rovine, dischiuderne le ali di pietra, è presentire la giovinezza che mai ci ha abbandonato; è diserzione salvifica dal sortilegio che reclama, per ogni futuro, la sua distruzione.

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Certe composizioni di Stockhausen evocano una musica sotterranea, ma di un sottosuolo popolato da spore sideree, forme micotiche e spaziali infestanti dall'interno gli oggetti che le contengono e che ne sono, in realtà, il vasto ed essenziale firmamento preposto a reggerli e conservarli.


04/12/14

Aforismi e pensieri inceneriti LXXXIX





In principio era il rimorso. Da qualche parte deve esistere una genesi apocrifa che comincia così.

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Un'esistenza trasfigurata dal panico e dalla malattia può risultare morbosamente inebriante agli occhi di qualche modesto discepolo dell'angoscia. Da lì il fascino e l'apparenza di profondità ulteriore che emana da certi artisti sfrenati. Ogni delirio puzza sempre di trascendenza.

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Niente può alleviare la sensazione di chiaroscuro ineludibile che presiede la natura profonda dell'assoluto, che lo vivifica. Non mi stupirei ci fossero dei ratti che fremono nei sotterranei del paradiso.

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Le pochissime persone di genio che ho conosciuto non eccellevano nel buon gusto, senza per questo essere tacciabili di rozzezza, tutt'altro. Ma non avevano tempo per altre forme di compiutezza. Un minuto sacrificato all'universalità del bello, a sviluppare una certa grazia tirannica sortisce l'effetto di riconsegnarci alla durata in qualità di sue vittime. Ci si dispone a una generosità del sentire che causerà la nostra dispersione. E' questa la differenza che separa l'uomo di cultura e il talento versatile dal vero creatore. Quest'ultimo non può che farsi parsimonioso per poter prodigare ogni più piccola pagliuzza del suo giacimento interiore.