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" Corre di morte in morte, chi crede di vedere la pluralità nell'universo " recita un luogo della Brhadaranyaka Upanishad. Il modulo arcaico contempla un dispiegarsi periodico delle parti, rivolte ad un centro, come il mozzo d'una ruota. Una simile adesione respira secondo dettami cosmici, non innova: ed è, forse, la conservazione sacrale di una reale libertà. Perduta la reiterazione pregna di un senso, oggi la serialità non ne implica alcuno; si pensi alla liturgia parodistica della tecnica.
E all'individuo non resta che disperdersi, in una molteplicità di se stesso la quale, lungi dal dissolvere l'io, ne incrementa gli spazi di costrizione e necrosi.
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Man mano che vado avanti trovo sempre più conforto nella lettura di alcuni poeti. Se non è cessata la disposizione ad accogliere una risposta sistematica, appannaggio di altre declinazioni del pensiero, quantomeno è aumentato il sollievo di non riceverne alcuna.
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Alcune insonnie risultano a tal punto strazianti che centuplicano la nostra empatia. Fragilità che assomiglia a un vigore capovolto. E, per quanto in fondo si sappia che siamo noi ad essere fallati, si vorrebbe consolare il più piccolo atomo del suo infinito travaglio. L'insonnia come scorciatoia per una santità posticcia.
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Nel monastero buddhista d'Ivolginsk, posto nel cuore della steppa russa, è esposta la salma del monaco Khambo Itighelov, detto il lama ' vivente '. Secondo il rapporto di diversi patologi, il suo corpo presenta una condizione pressoché incorrotta, malgrado non siano state operate alcune tecniche di mummificazione o imbalsamazione atte a preservarlo. I capelli crescono, il corpo ha la temperatura di 35,3 gradi e pare che, una volta leso, il suo cadavere sia ancora sanguinante. Misto di commozione e disagio, a fronte di una simile caparbietà dell'alito vitale. E se fosse una sorta di ' nirvana organico ', una beata morte inesauribile? Il monaco imperfetto, l'eletto difettoso.
Ammiro i demolitori dell'io padronale, da Spinoza a Deleuze, da Hume a Lacan, fino alla macchina attoriale CB. Morire a se stessi, divenire impercettibili, fatica durissima. Beato anonimato.
RispondiEliminaSola beatitudo a cui si dovrebbe aspirare.
EliminaQuindici eoni di inerzia.
Il trionfo della nolontà.
EliminaAnche io trovo sempre più conforto in alcune letture, a volte è un azzardo addentrarvisi, ma sempre ne vale la pena. Ora tocca a Gombrich, il pensiero del Buddha. Ciao mio carissimo ...
RispondiEliminaCiao Carla, ottima lettura che consumai non troppo tempo addietro. Un abbraccio.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina(non mi hai ancora detto se ti è piaciuto il libro!:-)
RispondiEliminanon mi offendo se non ti è piaciuto, sappilo
buon week end Simone!
Affatto, ti scriverò al proposito ;-)
Eliminaattendo con curiosità e gratitudine!:-)
Eliminaa presto
c.