19/12/13

Aforismi e pensieri inceneriti LXVII




Il mio angelo custode è l'angelo sterminatore.

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Metropolitaneide.
Pletora di marionette informatizzate, impegnate in orazioni scoliotiche ai totem della apple (peccato originale e digitale rinnovato senza posa). L'età è variegata, come un arcobaleno di primati in un'illustrazione naturalista fin de siècle. In un angolo, un tossicodipendente con la schiena diritta, intento a bisbigliare una cabala depravata, prima del buco nero che lo risucchierà in qualche ennesima, favolosa morte interstellare. Un paio di vecchi, più in là, portano le stimmate di decenni d'irradiazioni tumorali televisive; di anziani piemontesi col profilo fenogliano nemmeno un barbaglio, estinti da tempo. Al posto della targhetta degli invalidi una placca fucsia al neon lampeggia epiletticamente: " Mutili d'assoluto in tram. Corsa limitata. "

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Radici ulcerose, avvinghiate allo stomaco terrestre, rami protesi ad uncinare il vivente mentre il ronzio di oscure correnti linfatiche lo corrode senza posa. La pianta di ogni città è sintesi di vegetazione infera.

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Secondo il poema assiro Atrahasis gli dei mandarono un diluvio a motivo di un'umanità che s'era fatta troppo rumorosa. Oggi una pioggia di meteoriti non sarebbe sufficiente.



12/12/13

Aforismi e pensieri inceneriti LXVI





Durante la Prima Guerra Mondiale alcune operazioni condotte senza l'utilizzo di anestetici ebbero esito favorevole, a cagione d'una più alta soglia del dolore. All'orizzonte si stagliano orde di influenzati morfinomani.

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Tradizione è servire il tempo da pari.
L'uomo moderno rema come un forzato nella galea temporale.

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Tra le cantiche della Divina Commedia la mia preferenza va, fuor d'ogni dubbio, al Purgatorio. Da fanatico della sfumatura e procrastinatore d'assoluti, la luce fioca mi pare la più adatta. Quel tanfo di sala d'attesa. Assomiglia alla vita.

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"Come in alto così in basso". Un decreto divino ha stabilito nuovi criteri per l'Assunzione in Cielo.
Sarà a tempo determinato.

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" La pluralità non è. Corre di morte in morte, chi crede di vedere la pluralità nell'universo ". L'adesione ad ogni cosa è integrale distacco. L'affermazione risolutrice, l'assenso supremo, divengono negazione della morte, anche il sì più arduo da pronunciare; quello alla sofferenza.

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L'hot jazz degli Anni Venti è la summa theologica che infirma ogni altra liturgia, musicale e malinconica al contempo, nella musica popolare. E' un dottorato in nostalgia, un master in rimpianto. Saranno i fiati o forse il fiato che, prima o dopo, viene a mancare.




05/12/13

Aforismi e pensieri inceneriti LXV





Arrestato Dio per circonvenzione d'incapace.

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Il primo uomo si è impiccato all'albero della conoscenza. Quanta agitazione, nei millenni a venire, per le vicissitudini di un cadavere curioso.

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Homo scrivens, discielato, dacci oggi il nostro orrore, il quotidiano.
Pompei di catastrofi e stupidità cineree, di statuine in fila, ad eternare un unico grido: " Morte agli assoluti, oggi e domani! ". Nel lusingare le fauci del Tempo queste pietanze grossolane hanno il solo scopo di farci invocare l'emetico risolutore: la libertà dalla stampa.

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Le efflorescenze multicolori delle vetrate, a sfrangiare la luce in un aureo tappeto per l'invisibile, lo sbocciare irruento delle figure, quasi smagliassero con il loro aggregato materico, per mostrarcela, la membrana frapposta fra noi e la realtà ultima delle cose. Ogni motivo, nel gotico, si fa incipit medianico per l'ultraterreno, attraverso l'elemento che più sembra discostarsene: la pietra. Eppure nulla è ad essa più antico, niente custodisce meglio del minerale le vestigia e i segreti dell'origine. Ciò che a torto è battezzato come sordo seppe trovare nei costruttori delle cattedrali i musici in grado di trasfigurarne la melodia infinita.

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Quando il Papa Niccolò V morì alcun manoscritto del Vangelo fu rinvenuto nella sua stanza. Nel suo libro " Mysterium iniquitatis " il teologo ed esegeta biblico Sergio Quinzio tratteggia la figura di un ultimo Papa, Petrus II, che preso atto del fallimento del dogma cristiano si getta fra i due bracci della croce della cupola di San Pietro. Il pensiero di un Papa scettico o apostata fa rabbrividire, quasi quanto quello d'un anziano maestro di scuola che, appeso alla finestra, sparge melassa nei cuori stanchi d'una folla in visibilio.

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L'altro giorno osservavo un capannello di universitari appena usciti da una lezione di marketing. In trance, come rapito dal loro fervido rimasticare iperboliche formule finanziarie, ascoltavo il brusio di quegli oscuri insetti, mescolatisi per qualche arcano malinteso al limpido sciame di manovali slavi della linea 4. Questi ultimi, nel blu sidereo dei loro arcaici sguardi diffidenti, prendevano, per contrasto, l'aspetto di creature mitologiche, di semidei provenienti da un altrove non soggetto alla barbarie della Borsa, all'inciviltà contagiosa di qualche feroce Facoltà di Necronomia.