12/11/15

Aforismi e pensieri inceneriti CII





La " noia è la radice del male " scrive Kierkegaard in Enten-Eller. Un essere che si annoiasse mentre dorme. Ecco una prefigurazione della dannazione eterna.

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La montagna non arricchisce. Il raffronto, lungi dall'operare un troppo decantato accrescimento, come è previsto ed intimato dalla profilassi dei rapporti umani, ci impoverisce. Si apprende a decrescere, ad assottigliarsi. A sparire nel profilo violaceo di una pietra, a farsi riassorbire nelle fenditure di uno dei suoi cieli inesausti. Corre la mente ad un verso di Rilke che recita " Anche nel vento nuovo che si leva respiriamo addio ". Ecco, il vento che là vi soffia palesa questa evidenza rimossa, come non mai. E si fa lampo apodittico del nostro diluito congedo dal mondo. Balenio liberatore che, in luogo di angosciare, pervade l'essere con tutta la potenza della sua levità.

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Mozart e Hölderlin. Separati nell'età da poco più di un decennio, estremi nella curvatura d'un medesimo arco, dal quale scocca il dardo di un'arte ultraterrena, irripetibile. La stessa aerea leggerezza, che nella musica del primo trascolora in noncuranza divina, allusione ad una giovinezza assoluta dell'eternità, vibra nelle liriche del secondo, si fa chiarità gioiosa, stempera la negligenza di un dio che ride in supreme lontananze. Gli dei del poeta si volgono all'uomo, perpetuamente diurni, anche dalle oscure vastità del cielo. Come Mozart con il Requiem, l'ombra - che è frescura - giunge alla fine, nelle liriche della 'follia'. Il riposo dall'eterno, quello che segue chi seppe accompagnarne il gioco. Prima di dissolversi in esso.

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La tinta della disperazione accende il fondale di ogni abisso umano. Anche uno stupido diventa interessante quando non ha più nulla da perdere.