Reazionario ed utopista situano, con diverse coordinate temporali, l'età aurea di ogni fenomeno sociale.
Il democratico, in preda all'ebrezza dell'oggettività, si accontenta del presente. Nel suo sangue scorre infatti il bacillo dell'odierno.
L'Informazione è il suo Ancien Régime, la sua Città Ideale. Così malato, reifica il presente al punto che il suo culto incessante per l'attualità lo rende soltanto, tra i tre esempi, un differente tipo di fanatico, uno squilibrato mitigato.
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La mia faccia è decomposta.
Ha esaurito le sue finzioni vitali.
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Comincia la tua giornata con un sorriso.
Dopodiché torna subito a dormire.
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Da qualche parte, nel cosmo, devono esistere altre
forme di morte.
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Nessuno tocchi Abele.
In Dante l'inscalfibile necessità della vendetta si stempera in un bagliore
di pietas che sconcerta, abituati come siamo al tepore morboso di una compassione che eluda ogni forma di rappresaglia annichilente.
Ciò che ci spaventa è, infatti, la coesistenza di un estremo rigore e
d'una pietosa comprensione, l'aureola di mostruosa innaturalità che circonfonde un simile fenomeno. E se mostruoso fosse il segno, dolorosamente inverso di una tolleranza terminale?
Dell'indulgenza di un corpus sociale anestetizzato dal male che relega troppo presto, nel cerchio ctonio di un oblio feroce, d'ombre che dilaniano, i piccoli resti luminosi degli agnelli sacrificali?
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Il sonno della ragione genera mostre.
E reading, rassegne fotografiche, gallerie d'arte contemporanea, aperitivi artistici, inaugurazioni...
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Ho ancora un filo di speranza.
E lo userò per strangolarmi.