22/03/15

Aforismi e pensieri inceneriti XCV




Il mistero della lavorazione del vetro, da parte dei vetrai d'epoca gotica, non è stato sviscerato in tutta la sua pienezza. Che siano il blu oltremare, di un altrove che valica ogni espressione equorea dell'essere, il divampare cremisi del mantello di un santo o il verde squillante di qualche sparuta arborescenza, ciascun colore più che distillarsi attraverso la luce che ne attraversa il vetro, erompe in sé stesso, trasfigurando ogni porzione in pietra preziosa. Quando il sole imprime i suoi sigilli dorati non è il colore a proiettarsi nello scrigno ieratico dell'abside ma l'albore indistruttibile ed indifferenziato della pura luce. E in alcune cattedrali gotiche, quelle cui è stato impedito l'oltraggio di una sostituzione delle vetrate originali, l'ordito luminoso effonde le sue trame anche nelle ore notturne. E' qui che germoglia il simbolo eminente di questo idioma velato; ininterrotta diurnità divina, non alterata dalla successione, primizia dell'irruzione dell'Ora ultima ed originaria.

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Non pensate. Non date confidenza agli estranei.

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Talvolta, uscire di casa dopo un'insonnia annichilente, dilata allo spasmo ogni sensazione organica sino al momento in cui questa non va ad esplodere nei sotterranei del cervello. Un rumore, di per sé già sgradevole, si tramuta nel diapason assoluto dell'insostenibilità. La visione di una faccia, che saremmo stati in grado di sostenere rinvigoriti da un buon sonno, assurge a totem dell'umana mostruosità. A mala pena la nostra resta appiccicata al cranio per miracolo, e cosa non daremmo per ridurla a segno adespota! Insomma, la privazione del sonno ha il potere di mostrarci la realtà senza infingimenti, per quello che è, una volta tolti i sigilli del riposo: un incubo palpitante.        

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Non si è mai così vicini al diavolo quando si è soltanto a un passo da Dio.