06/02/14

Aforismi e pensieri inceneriti LXXI




L'odierno Lucifero.
Invidioso del fallimento di Dio.

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A Ciudad Juarez si consuma, da più di vent'anni, l'incessante olocausto di giovani donne che lavorano nelle maquiladoras, avamposti delle multinazionali straniere in terra messicana. L'oblazione di queste vittime si erge a tragico simbolo ctonio di un pianeta inchiodato all'altare sacrificale della produzione industriale, con tutte le commistioni che essa comporta; l'alimento perpetuo, destinato all'edonismo globale dell'homo oeconomicus, è infatti fornito dalla diarchia funebre preposta all'esercizio di questa potenza produttiva: il Messico dei narcos e l'America dell'idolatria tecnologica. Le vittime scompaiono, inghiottite nel Nulla del nostro deserto ricreativo.

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Tutti gli antropologi concordano nel definire l'uomo come " un essere che aspira a superarsi ". Millenni d'esperienza non sono stati sufficienti a interrompere il suo vaniloquio. Persino ora, proteso verso una regressione illimitata, mantiene inalterata la propria boria. Un saggio immobilismo, un'inerzia illuminata potrebbero, se non proprio salvarlo, quantomeno circonfonderlo di un'aura dignitosa. Ed invece preferisce avanzare, non importa in quale direzione. Ha urgenza di decomporsi diversamente.

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Transit umbra sed lux permanet (passa l'ombra ma la luce rimane). Viviamo sepolti dalla luce artificiale, in un perpetuo inquinamento del numinoso. E' ancora luce quella che ritroviamo lungo i viali e negli anfratti sfolgoranti delle nostre tebaidi metropolitane? O è forse maquillage di tenebra, travestimento d'ombra per chi ha abolito ogni comprensione dell'oscurità?

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Figli del nostro tempo, dell'epoca e della menzogna storica, cronolatri incorreggibili, obliteriamo l'istante in un'aritmetica della pura dissoluzione. I sufi sono detti " figli dell'istante ", ibn al-waqt. Per il buddhismo il risveglio si compie in un unico istante così come nella tradizione indiana la visione di Dio, detta sākṣātkāra, contempla una percezione immediata. La Creazione, afferma Meister Eckhart è opera istantanea, avviene in un Ora presente che racchiude ciò che è, era e sarà fra mille anni. Abolire il regime della successione temporale non è che partecipare al balenio divino, aderire al suo palpito immenso, battito immutabile che schianta e genera i mondi.

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L'incantesimo di certa musica " superficiale ", messo in scena da registi come Lynch e Kubrick. Dove sta il trucco?
Nella dialettica tra violenza e dolcezza, tra mostruosità e candore evocata dalla simbiosi d'immagine e suono. Ma soprattutto in un'assurda ed inaudita fragilità che, a dispetto di creazioni musicali più elevate, ha la coerenza d'assomigliare alla vita.

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Vivere in prossimità del Creatore, suo estimatore discreto, collezionandone i trionfi e le disfatte, non senza una buona dose di curioso dilettantismo. Tuttavia non si visita Dio. Mi chiedo quanto potrà durare.

     


6 commenti:

  1. Superare se stessi, come se si avesse un'idea chiara e distinta di se stessi. Identità è agglomerato di allucinazioni.

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    1. Concordo sulla definizione.
      Forse è preferibile rimanere a ridosso dell'esistenza.

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  2. Transit umbra sed lux permanet

    è un'afferrmazione.

    ciao

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    1. Ciao Carla, ben detto.
      Ma io mi muovo tra incertezze alogene.

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  3. Isabella Rossellini che canta Blue Velvet, indimenticabile inno di cartapesta.
    Ciao

    Michele

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    1. Di carta, pesta. Considerate le tumefazioni.

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