14/03/13

Aforismi e pensieri inceneriti XXXVII





Il mostro affascina la società borghese.
Lusinga la sua anima deforme.

       
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Bach al vapore.
La musica è diventata invasiva al punto da risuonare in ogni dove; stazioni della metropolitana, supermercati, strade affollate, locali. La spiegazione sta, forse, nella facilità e democraticità apparenti in cui è venuta configurandosi sino ad oggi. Il paradosso dell'arte più svincolata, vergine del peso tonitruante della parola e priva dell'evidenza seducente della rappresentazione iconografica, sta nel suo venire a patti con noi. Mozart scende nel metrò, presto Bach sarà il segnale che certificherà la cottura del pollo.
Il sospetto che debba occultare infiniti silenzi si fa sempre più strada.

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Gli ebrei salvati verranno appositamente internati, post-mortem, in Campi Elisi di sterminio.

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Perché compatire i malati di Alzheimer?
Invidiamoli, piuttosto. Sono gli eletti dell'oblio.

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Sono esaurito.
Potete trovare le mie ultime copie in queste farneticazioni.




11 commenti:

  1. Anonimo9:56 AM

    Ma liberaci da Mahler. Amen.

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    1. Io senza Mahler non starei Ben(h)e(r).

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    2. Ebraica st-ruggente nostalgia del futuro. Mahler(ba) per lo spirito se ingurgitata in dosi eccessive.

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  2. Mahler, un Wagner devastato dal seropram.
    Bogart o Bogarde? Questo è il dilemma che non si pone. Prosit.

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    1. Anonimo10:05 AM

      Bogarde. Quello che fa le ore piccole però...

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  3. Absolument, pronto a tormentare pallide silhouettes...

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  4. I duplicati svolgono un ottimo lavoro.
    Sto ancora angosciandomi con la terza farneticazione ;-)
    Ciao

    Michele

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  5. Consiglio un uovo à la Cocteau (oggi il calembour è d'obbligo).

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  6. credo che non ti sei reso conto della gravità del nono.

    - prima di citare, bisognerebbe conoscere.-

    un caro saluto
    c.

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  7. Lavoro da anni con disabili psichici e motori, se ti può interessare; ragazzi che spesso non hanno neanche la fortuna di spiaggiarsi in venerandi litorali. Crepano prima, magari col cervello che deflagra per troppo "sentire". Ergo l'iperbole del nono va colta per quello che è: il tentativo di trovare, col paradosso, un frammento di luce nell'offuscamento.
    Ciao Carla

    A.

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    1. avevo intuito che in realtà il tuo modo di citare riserva un fondo di speranza ...
      ammiro il tuo impegno.

      ciao Arthur :-)

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